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al testo di Teresa Nastri
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Cara Ornella,
Avevo appena sfogliato l’ultimo libro del mio autore più caro - La memoria, La storia, L’oblio, diPaul Ricoeur - quando c’incontrammo per la prima volta. Mi parlasti subito di Fabrizio, delle sue qualità umane e artistiche, dei suoi interessi, dei progetti rimasti sospesi nella temporalità dinamica e fragile in cui tutto trascorre - per eternarsi nella dimensione del ricordo.
E a sentirti evocare (con la carica che metti, suppongo, in tutto quello che fai o che partecipi agli altri quando ne parli) quella splendida giovinezza improvvisamente disinnescata - come un meccanismo troppo prezioso per abbandonarlo all’usura dell’esistenza - mi tornò alla mente la bellissima citazione posta in esergo dell’opera che Ricoeur dedica alla memoria di Simone, la moglie morta da due anni. Pensai subito che te l’avrei trascritta:
“Celui qui a été ne peut plus désormais ne pas avoir été: désormais ce fait mystérieux et profondément obscur d’avoir été est son viatique pour l’éternité. [Vladimir Jankélévitch] [Colui che è stato non può più non essere stato: il fatto misterioso e profondamente oscuro di essere stato è, ormai, il suo viatico per l’eternità.]
Chi è stato non può più non essere: forse a qualcuno potrebbe sembrare ovvio se non banale, ma solo perché ci liberiamo troppo in fretta delle cose che sembrano rimandare a misteri fuori della nostra portata. Per me questa frase somiglia alle figure della Cappella Sistina: al di qua dell’enigma da cui prendono origine, e a cui sembrano richiamarci, esse si offrono ai nostri sensi finiti come risposte tangibili al bisogno umano di infinito. Non è questa in fondo la funzione della bellezza ? Come ogni essenza pura noi possiamo percepirla solo attraverso le forme molteplici in cui si fenomenizza -una frase come questa, per esempio- (salvo pretendere poi di ri-crearla a misura della nostra limitatezza per poterne disporre senza residui... Ma c’è un limite alla hybris di Sapiens ?)
Ho letto il libro di Fabrizio, e ho ascoltato dal CD le canzoni che gli ha dedicato la sorella Gabriella. Sono molto belle, anche se mi riferisco soprattutto alla parte musicale, perché le parole un po’ mi sfuggono: è che non sono allenata all’ascolto di musiche “giovani”.... Ma le ascolterò ancora, e rileggerò anche gli scritti di Fabrizio.
Nel frattempo ti abbraccio.
Napoli, 1/4/001
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